E’ facile accorgersi fin da subito dei vantaggi di suonare l’arpa rispetto a qualsiasi altro strumento. Lungi da me il comparare l’intrinseco valore di ogni strumento che è sempre unico, speciale e insostituibile; va fatto però, a mio avviso, subito un discernimento circa i “pro e i contro” del suonare l’arpa prima di intraprenderne il percorso di studi.
Cominciamo subito con la rivelazione più disorientante: i contro di suonare l’arpa coincidono molto spesso con i suoi pro. Eccone una rapida esemplificazione:
– L’arpa è affascinante (pro): quindi sarà affascinante anche se suonata in modo semplice, inconsapevole e dilettantesco (contro). All’inizio questo sarà un vantaggio e, molti allievi non ne sono consapevoli, renderà possibile molto più rapidamente una esposizione con questo strumento. In tal caso però il dilettante verrà apprezzato (e probabilmente pagato) esattamente tanto quanto un professionista. “Poca pena”, ad ogni modo, personalmente ho sempre spinto gli allievi a suonare presto e fare esperienza. Certo bisognerebbe avere un’etica di fondo e affiancare sempre a una esposizione con l’arpa un valido percorso di studi. I professionisti, inoltre, a mio avviso dovrebbero focalizzarsi meno sulla critica al dilettante ma puntare direttamente a una “formazione del pubblico”. Sarà il pubblico stesso, in questo modo, a saper distinguere qualitativamente (utopia?).
– L’arpa ha sempre un bel suono (pro): vero. Tirare fuori un bel suono da uno strumento ad arco è estremamente difficile, idem per quanto riguarda gli strumenti a fiato; in questo l’arpa gratifica abbastanza rapidamente (ma solo se ben accordata, sappiatelo). Purtroppo chi ha un orecchio educato alla musica (ancora peggio se educato al suono dell’arpa) noterà subito le differenze circa il suonare senza cognizione una corda, magari con la tecnica sbagliata (ecco il contro), dal suonarla con conoscenza circa la “realizzazione del bel suono”, che necessita di un meticoloso studio e un orecchio allenato (a non avere il bel suono comunque possono essere anche tanti arpisti professionisti se non sono stati educati ad ascoltare).
– L’arpa è magica (pro): evocativa, antica, legata al passato e… quindi preda di facili “esoterismi” (contro) che la allontanano da ciò che, tuttavia, essa è: uno strumento musicale che necessita di una tecnica corretta. Va bene anche così, non è necessario essere concertisti o semplicemente musicisti nel suonare l’arpa. Chi vuole può anche tenerla a casa e lavorare sui chakra.
Un famoso arpista italiano di fama internazionale a un incontro una volta disse: “ho sempre visto l’arpa come uno strumento musicale. Se devo bucarla per aggiungere un pedale lo faccio”. Sono passati dieci anni ma ricordo ancora questa frase!
– L’arpa è uno strumento per sole donne………………… andiamo avanti.
– L’arpa è rilassante (pro?! spesso soprattutto contro): l’arpa non è una batteria, non è una chitarra elettrica e non è un sassofono, questo è certo. Le sue proprietà intrinseche sono senz’altro distensive e talvolta terapeutiche “ma” esistono anche tanti arpisti che hanno saputo profondamente rinnovare questo strumento utilizzandolo in generi più vivaci come il Jazz o il Pop; sono riusciti a incanalare elettricamente il suono e a “modificarlo” grazie a moderni dispositivi (pedali effettistici, loop station). Sapevate che è possibile aggiungere l’overdrive (il rombo della chitarra elettrica) all’arpa? E non è necessario avere un’arpa elettrica, è possibile agire sul suono utilizzando dei semplici microfoni su un’arpa classica o celtica. I pedali effettistici sono INFINITI. Spulciate su youtube e divertitevi. Mozart sarà un ricordo lontano!
– L’arpa strumento “Principe d’Irlanda” (pro): tutto molto bello, se non fosse che questo “tirare indietro” e questo continuo “scindere” l’arpa celtica dal più ordinamentale corso di “arpa” in senso più generale sta pericolosamente ledendo (in Italia almeno e comunque a mio avviso, anche se ne sono piuttosto convinto) le basi della formazione e della didattica di questo strumento (enorme contro!).
Se in passato si è lottato tanto per “rievocare” l’arpa celtica dal dimenticatoio, soppiantata violentemente dall’arpa a pedali e fortunatamente riportata alla luce con grandi battaglie e sacrifici da arpisti che hanno fatto di questa missione la loro bellezza, oggi si è ancora molto poco chiari circa “cosa si possa effettivamente fare con un’arpa celtica” e se da un lato è vero che un certo tipo di repertorio tradizionale vada eseguito con una certa tecnica, certi fraseggi ed ornamentazioni, una cosa che spesso non viene (pericolosamente) tenuta in conto è il fatto che inglobando completamente il “neo arpista” in una visione tradizionale gli si vieta completamente la possibilità di avvicinarsi a una visione più “moderna” e soprattutto più “tecnico-estetica” di questo strumento dove per estetica si intende “estetica del suono”, ovvero, soprattutto: dinamiche, fraseggi più adatti a un repertorio moderno, pulizia, articolazione, sviluppo della muscolatura della mano, conoscenza di nuovi pattern ritmici, ricchezza armonica.
A tal riguardo c’è da dire, intanto, che proprio gli Irlandesi a un certo punto cominciarono a utilizzare la così detta “tecnica classica” sulle loro arpe.
Mentre si cerca di tenere viva una “tecnica antica” di eseguire il repertorio tradizionale parallelamente nei secoli (non moltissimi ma comunque secoli) gli arpisti delle varie scuole di arpa in Francia, America, Italia, Germania etc. hanno fatto scrupolosi studi e sviluppato numerose metodologie sul come suonare l’arpa moderna.
Per restare sull’arpa celtica, credo che gli Americani abbiano una visione più fresca. In tempi piuttosto recenti stanno notevolmente ampliando il repertorio arpistico con la creazione di nuovi brani che “fondono” lo spirito originario dell’arpa celtica con visioni ed atmosfere più moderne, legate al mondo contemporaneo che non va disprezzato ma esplorato e abbellito con la musica. Tutto ciò non significa certo rinunciare al passato e alle origini dell’arpa celtica, è chiaro, ancora un volta, semmai, si tratta di sviluppare un certo “discernimento” circa la tecnica arpistica (basti pensare a D.H. Conant o Kim Robertson).
Lo scrivo nuovamente, vietare a un neo arpista di conoscere “anche” la tecnica classica equivale a vietargli di valutare di intraprendere “più seriamente” un percorso di studi avanzato, ovvero di conoscere approfonditamente la tecnica arpistica più moderna. Diverso è il discorso se l’allievo è perfettamente consapevole delle differenze e vuole espressamente dedicarsi solo alla musica antica. Ma gli studenti sono consapevoli di ciò? I loro insegnanti hanno sempre chiesto a quale tipo di percorso vogliono dedicarsi? Ho visto metodi di arpa celtica disprezzare apertamente l’arpa a pedali. Che tipo di consapevolezza didattica c’è dietro questa presa di posizione? Si è pienamente consapevoli del tipo di danno e di chiusura mentale che si sta trasmettendo agli allievi?
Discernere i “pro e i contro” dell’arpa a pedali e del relativo ambiente professionale non è intento di questo articolo da blog che vuole soffermarsi su tali considerazioni solo circa la fase iniziale del percorso di insegnamento-studi dello strumento arpa.
In conclusione: in un periodo storico in cui la possibilità di ottenere nozioni ed informazioni grazie al web e alle nuove tecnologie si è notevolmente ampliata, pongo l’attenzione su una parola che credo debba farci da guida e orientarci onde evitare di cadere in spiacevoli confusioni e fraintendimenti: discernimento. Il discernimento implica consapevolezza e conoscenza, che deve avere l’insegnante e che deve essere trasmesso all’allievo affinché anch’esso possa conoscere le potenzialità dello strumento senza limitarsi a cadere vittima di stereotipi che seppur apparentemente positivi nascondono, in realtà, insidie nocive per l’intero percorso formativo.
Fabio Rizza
www.fabiorizza.it